Notule

 

 

(A cura di LORENZO L. BORGIA)

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XIII – 07 marzo 2015.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: BREVI INFORMAZIONI]

 

Una buona notizia per le donne: accresciuto il volume dell’ippocampo da attività fisica di bassa intensità. Come è noto, il volume dell’ippocampo nell’età adulta ed avanzata è strettamente correlato con le prestazioni cognitive, in particolare con la memoria e l’efficienza mentale. Uno studio, condotto da Warma e colleghi della Johns Hopkins University di Baltimore, che sarà pubblicato sulla rivista Hippocampus, per la prima volta ha verificato l’esistenza di effetti benefici dell’esercizio di bassa intensità, equivalente al passeggiare e camminare per brevi spostamenti come accade nel tempo libero e in occasioni sociali. Tali effetti positivi hanno determinato un incremento volumetrico dell’ippocampo, ma solo nelle donne e non nei maschi del campione sperimentale. Il perché di questa differenza di genere non è noto, ma si può azzardare una spiegazione evoluzionistica risalente ai milioni di anni di adattamento naturale degli ominidi protoumani. Il cervello delle donne, costrette dalle gravidanze e dalla cura della prole ad una vita più sedentaria con riduzione della corsa e dell’esercizio fisico potente e veloce come quello richiesto ai maschi per la caccia e le altre attività di raccolta del cibo, ha sviluppato una maggiore sensibilità ed efficienza nel rispondere positivamente anche ad un esercizio moderato.

 

La gioia, i sentimenti di felicità ed altri affetti positivi possono esprimersi con l’aiuto della ragione. Le emozioni positive migliorano le funzioni cerebrali e i nostri rapporti personali e sociali; le possibilità di evocarle sono importanti quanto la capacità di provarle. Uno studio che ha indotto gioia e tristezza mediante due video in pazienti affetti da demenza fronto-temporale, ha evidenziato che la perdita di neuroni nei circuiti regolatori frontali di sinistra produceva maggiore “felicità” nelle persone. Sturm e gli altri autori dello studio hanno osservato che il danno al sistema che reprime la gioia consente una sua libera espressione (Cortex 64: 55-67, Mar 2015). Precedenti studi avevano dimostrato, invece, l’importanza dei sistemi neuronici frontali dell’emisfero sinistro per provare allegria, gioia e felicità. Si è dedotto che in questa sede un circuito inibitorio regola l’attività di quelli necessari a provare affetti espansivi e positivi. Varie strategie “intelligenti” consentono di aggirare il controllo inibitorio frontale di sinistra, senza bisogno di distruggere neuroni che potrebbero servirci, ma semplicemente cambiando quadro mentale e pazientemente esercitandosi a sviluppare allegria, ottimismo, fiducia e a cogliere in ogni esperienza gli aspetti divertenti, positivi o costruttivi.

 

Il succo di melograno ha migliorato le prestazioni di memoria di persone con limiti legati all’età. Precedenti ricerche avevano rilevato proprietà a supporto delle funzioni cognitive delle molecole antiossidanti contenute nel melograno. Su questa base è stato condotto uno studio di neuroimaging che ha posto a confronto i quadri funzionali dell’encefalo, oltre alle prestazioni ai test cognitivi, di volontari che avevano bevuto succo di melograno e volontari che, credendo di assumere la stessa bevanda, hanno invece bevuto una soluzione acquosa di colore rosso in qualità di placebo. I risultati di questo studio, anche se su un campione non molto esteso, depongono decisamente a favore di un’efficacia cognitiva dei flavonoidi di questo frutto non molto presente sulle nostre tavole. Uno studio simile era stato condotto da Bookheimer e colleghi della UCLA su 28 volontari, rilevando che i miglioramenti nelle prestazioni al test di rievocazione selettiva di Buschke e l’aumento di attività cerebrale alla fMRI, si aveva solo in coloro che avevano bevuto il succo di melograno. Si attende ora l’avvio di studi che possano scoprire i meccanismi molecolari.

 

Dimenticare un nome ben noto mentre si parla o perdere il filo improvvisamente senza alcun disturbo o interferenza esterna è tipico della mezza età, ed è ancor più frequente in età avanzata, tanto da meritare l’etichetta in inglese di “senior moments”. Questi tipi di amnesia nominum e di perdita del soggetto della propria elaborazione cognitivo-discorsiva, sembrano dipendere in gran parte dall’efficienza dei sistemi neuronici dell’ippocampo, che si riduce coll’avanzare degli anni per varie ragioni, inclusa la diminuzione della neurogenesi nel giro dentato, la riduzione della quantità di cellule nervose e glia, e la diminuzione dell’irrorazione sanguigna. La regolare assunzione di cacao (cioccolato) si è dimostrata in grado di ridurre drasticamente questi inconvenienti, a quanto pare per la capacità di aumentare il flusso ematico nella regione dell’ippocampo.

 

La memoria e il pensiero rivolto al futuro hanno un correlato neurale comune. Un importante correlato elettrofunzionale della memoria umana è costituito da addensamenti di onde elettriche a punta acuta che creano un’immagine come di increspature del tracciato, definite in inglese ripples. Tali figure elettriche sono la conseguenza del simultaneo accendersi di migliaia di neuroni che, depolarizzati, generano il loro potenziale d’azione contemporaneamente. Nuovi studi hanno rilevato questo stesso tipo di correlato elettrico nel cervello di volontari indotti a prefigurare il futuro nella propria mente.

 

Dal vino rosso estratti di polifenoli hanno mostrato varie proprietà anti-infiammatorie e anti-aterosclerotiche in un nuovo studio condotto da Calabriso, Carluccio ed altri ricercatori del CNR di Lecce (Eur J Nutr. 2015 Feb 28 Epub ahead of print).

Estratti ottenuti da due vini tipici del Sud Italia (Primitivo e Negroamaro) hanno rivelato un efficace potere di neutralizzazione di fattori che contribuiscono allo sviluppo di infiammazione e formazione di ateromi nella parete delle arterie (aterosclerosi). I flavonoli e il resveratrolo, che in altri studi si erano già rivelati in grado di migliorare l’efficienza dei processi cognitivi, riducevano in maniera significativa l’espressione endoteliale e il rilascio di M-CSF. Complessivamente, gli estratti si sono mostrati in grado di ridurre l’espressione dei geni legati all’infiammazione nelle cellule dell’endotelio vasale.

 

Dimostrati i benefici effetti cognitivi del vino rosso da uno studio che ha seguito per 7 anni uomini e donne, mettendo a confronto l’abitudine a consumare solo vino rosso in quantità moderata, con il consumo abituale di birra o liquori, e con la tendenza ad essere astemi. Le prestazioni ai test cognitivi di coloro che bevevano vino rosso sono risultate superiori a quelle di tutti gli altri volontari (Victoria Stern, Sci Am Mind 26 (1): 10, 2015). L’unico difetto del vino rimane l’alcool etilico, visto che gli altri alcoli poli-insaturi sono per lo più volatili, non determinano dipendenza e sono contenuti in quantità così basse da non esporre a rischi di tossicità cervello e fegato.

 

Il consumo di succhi di frutta al 100% per la salute di cervello e organismo è giustificato secondo quanto emerso da uno studio di rassegna e analisi critica condotto da D. A. Hyson della California State University di Sacramento e pubblicato sulla rivista dell’American Society for Nutrition (Adv Nutr. 6 (1): 37-51, 2015). Sono stati esaminati gli effetti di mela, mirtillo, uva, arancia, pompelmo e melograno, in rapporto a processi cognitivi, malattie cardiovascolari, cancro, funzione piastrinica, ossidazione, infiammazione, ipertensione, reattività vascolare, infezioni del tratto urinario e influenza sulla regolazione del peso corporeo. I risultati emersi presentano ragionevoli elementi a sostegno di effetti positivi, anche se non si rileva efficacia terapeutica negli stati di compromissione patologica. Il miglioramento di parametri fisiologici è innegabile, anche se rimangono molti quesiti per la ricerca.  Il consumo di succhi al 100% introduce soprattutto la variante della quantità di vitamine e flavonoidi assunti, anche rispetto al consumo di frutta fresca: un bicchiere di succo di arancia richiede da tre a cinque arance, mentre un bicchiere di succo di melograno può richiedere fino a 15 frutti: chi mangerebbe mai 15 melograni a fine pasto?

 

Notule

BM&L-07 marzo 2015

www.brainmindlife.org